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Gli inglesi, si sa, fanno della birra un elemento distintivo della loro nazionalità e non solo a parole! Lo dimostra il fatto che oltre 40 anni fa, nel 1971, grazie all’intraprendenza di soli quattro uomini, Michael Hardman, Graham Lees, Jim Makin, e Bill Mellor, nasceva la Camra, acronimo che sta per Campaign for Real Ale.

In quegli anni in Inghilterra la birra tradizionale della regina era messa seriamente a  rischio dal dominio dei prodotti industriali ( cosa che accade ancora oggi). Il modello industriale stava lentamente erodendo quel patrimonio di birrifici locali e artigianali legati ad una fruizione della birra che seguiva metodi tradizionali. La Camra che originariamente si chiamava Campagna per la rivitalizzazione delle Ale, nasceva proprio col fine di preservare il modo tradizionale di fare e vivere la birra coniando nel 1974 il concetto di Real Ale.

Secondo la definizione originale una Reale Ale, chiamata anche Cask Beer è una “birra prodotta con ingredienti tradizionali maturati durante una seconda fermentazione in un contenitore con il quale viene distribuita.”. Se la birra è non filtrata, non pastorizzata e vive un secondo momento di fermentazione può considerarsi una Reale Ale. E’ irrilevante se il contenitore sia un cask o una bottiglia. La gasatura è completamente naturale e leggera senza aggiunta di CO2, e deriva dalla seconda fermentazione in cask. Le Real Ale vengono servite principalmente con spillatura a pompa (hand-pulls o direttamente dal cask, con la cosiddetta spillatura a caduta (gravity dispense).

Oggi la Camra conta oltre 180mila membri ed è la più grande lobby inglese che ha come focus un’unica tematica. Tra i suoi scopi c’è quello di promuovere lo sviluppo di micro-birrifici e  pub tradizionali, la riduzione delle tasse sulla birra e il contrasto alla fusione dei piccoli birrifici locali.

Nonostante sia innegabile il ruolo svolto da questa istituzione per rilanciare la produzione e la fruizione delle Real Ale,  in tanti ritengono che oggi la Camra non sia stata in grado di seguire l’evoluzione che ha subito il mondo delle birre artigianali. Paradossalmente, le regole piuttosto stringenti che definiscono quale birra possa essere considerata una Real Ale, escludono a priori l’esperienza dei birrifici artigianali moderni, che basano spesso la propria vocazione sulla sperimentazione di nuovi stili che per propria natura sono automaticamente fuori da ogni schema tradizionale.

E voi cosa ne pensate?

Per approfondire vi suggeriamo due articoli interessanti di Cronache di birra  e Fermento Birra 

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